Chiesa di Sant'Agostino - Veroli
Chi percorre il corso Beata Maria Fortunata Viti per raggiungere piazza Giuseppe Mazzoli, scorge innanzi a sé la facciata della chiesa dell'Annunziata, comunemente chiamata Sant'Agostino.
Notizie relative alla chiesa le abbiamo grazie allo scritto lasciatoci da mons. Adolfo Brocchi, rettore della chiesa per oltre 40 anni, dal titolo "Brevi notizie storiche della chiesa della chiesa SS Annunziata, detta Sant' Agostino" (Veroli, 1960). Secondo con mons. Brocchi la chiesa è stata eretta nel sec. XIV ed originariamente aveva il tetto "a doppio spiovente, sorretto da tre capriate di legno con travetti trasversali e mattoni di terracotta variamente decorati in rosso ".
Alla chiesa era annesso l'ospedale della Santissima Annunziata: questa notizia è confermata dal verbale della Sacra Visita effettuata dal vescovo Mons. Laurelli nel 1581, dove si legge: "Hospitale SS.mae Annunciationis regebatur a Societate mulierum sub titulo SS.mae Annunciationis existenie in Ecclesia Fratum Agustini ".
Nella suddetta chiesa si trasferirono i frati agostiniani dopo la distruzione del loro convento avvenuta nel 1556, ad opera delle truppe spagnole guidate dal Duca d'Alba, Viceré di Napoli, il quale combatteva contro le truppe francesi sostenute da Pio IV. Il convento era stato costruito nel XIII sec. presso la Fontana del Lago. I religiosi furono accolti benevolmente dalla popolazione del centro, e tutti gareggiarono per aiutarli. La stessa municipalità intervenne concretamente, assegnando ai frati, un contributo di 10 "carlini" ogni sei mesi. Tale decisione della comunità civile in favore dei religiosi fu inserita nello Statuto cittadino, all'articolo 84 che recitava: "In onore e gloria di Dio onnipotente, della Beata Vergine Maria e di S. Agostino, il Camerario deve pagare per la fabbrica e riparazione della chiesa e del convento di S. Agostino in Veroli 10 carlini, che non possono essere stornati in alcun modo. Il versamento si deve fare appena il nuovo Podestà, dopo aver preso possesso, prende la prima paga ".
I frati agostiniani con solerzia ripararono ed ampliarono, sia il convento, sia la chiesa che da allora fu chiamata di S. Agostino.
II professore Arduino Scaccia Scarafoni afferma di aver rinvenuto,presso l'archivio di casa Molella, uno scritto secondo il quale durante l'occupazione francese, la municipalità si trasferì presso il convento abbandonato.
Nel corso dell'occupazione, era stata messa all'asta tutta la suppellettile della chiesa; si deve ai canonici della cattedrale, di S. Erasmo e di S. Paolo, se gran parte della stessa fu riscattata e restituita. Va doverosamente segnalato l'intervento di tal Filippo Passeri che riscattò, a sue spese, la restante suppellettile.
113 giugno del 1818, il Vicario Generale degli Agostiniani, fra Settimio Rutelli, con apposito provvedimento concesse a padre De Bobus (unico agostiniano rimasto nel convento) di tener in vita la Confraternita dei Cinturati e Cinturate del S. P Agostino.
Altre trasformazioni ed interventi interessarono la chiesa nel secolo XVIII, allorché fu abbellita di nuovi stucchi e pitture. Tra la fine dell'ottocento ed i primi del novecento la chiesa fu chiusa al culto perché fatiscente. La confraternita della Morte Carità ed Orazione e Pia Unione dell'Addolorata, che aveva sede nella prospiciente chiesa di S. Nicola, in data 18 febbraio 1920 inoltrò richiesta al vescovo Mons. Fantozzi per ottenere la chiesa di S. Agostino come propria sede. La richiesta fu accolta, ed il vescovo emise apposito decreto il 2 marzo 1920, da quel giorno ogni lavoro è stato a totale carico della confraternita. Molti restauri furono eseguiti dai confratelli nei mesi successivi e la chiesa fu riaperta il 19 settembre dello stesso anno. Alcuni anni dopo vi fu sistemata definitivamente anche la bella statua della Vergine Addolorata.
A ricordo dell'anno Mariano (1954) la chiesa subì un nuovo radicale rinnovamento: furono abbattuti il tetto e la volta a cannucciato, nonché i muri fino al cornicione della navata, e ricostruiti in cemento armato su progetto e direzione dell'architetto Vittorio Papetti; il pavimento a mattonacci fu sostituito con il battuto alla veneziana; un gruppo di bravi artisti verolani, sotto la guida del maestro Rodolfo Mauti, eseguì il restauro pittorico avente come tema l'esaltazione della Vergine Santissima. I lavori iniziati nel giugno del 1955 furono portati a termine nel settembre del 1956. La nuova facciata, fu realizzata nel 1967.
Tra il 1999 ed il 2000, mentre era commissario della confraternita il sottoscritto, affiancato dal rettore mons. Francesco Mancini, furono restaurate le sei cappelle laterali. I lavori furono finanziati da cinque benemerite famiglie verolane e da un gruppo di "signore" di Fresinone. Sin dai primi giorni del 2000, il direttivo della confraternita, che vide rieletto per acclamazione il Tarquini come camerlengo, in vista del quinto centenario della fondazione della Confraternita (1506-2006) ha impegnato ogni energia per procedere al restauro pittorico della chiesa, alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei monumentali confessionali, candelieri ecc. ed alla revisione del tetto. I lavori furono eseguiti prima della riapertura della chiesa, avvenuta la sera del sabato precedente la domenica delle Palme del 2006. Il simulacro della Vergine, prima della messa vespertina, lasciò processionalmente la concattedrale di S. Andrea e tornò nella "sua casa"" splendente di ori.
Nella cappella di sinistra, entrando nella chiesa, la sera del 14 maggio del 2006, dopo una solenne liturgia svoltasi in S. Andrea presieduta dall'Abate di Montecassino S. E. don Bernardo D'Onorio, fu benedetta la lapide posta a ricordo dell'avvenimento.
La chiesa ha una navata centrale con abside e sei cappelle; nell'abside vi è un coro settecentesco ed al centro una tela raffigurante l'Annunciazione attribuita al Mango. Nelle pareti laterali il pittore verolano Rodolfo Mauti ha dipinto S. Agostino e S. Gaspare del Bufalo. I lavori dell'altare, sistemato secondo le nuove norme, sono stati offerti dalla famiglia Iannarilli.
La prima cappella a sinistra è dedicata a S. Nicola da Tolentino e sotto l'altare marmoreo è posto il "Cristo morto'", anch'esso offerto dagli Iannarilli, Orlando, Umberto ed Angelo. La seconda cappella custodisce il simulacro della Vergine Addolorata, un bel Crocifisso e lo stendardo della Pia Unione. In essa ha trovato sistemazione un affresco riproducente Santa Apollonia, protettrice dei dentisti, che fu "tagliata " dalla parete allorché fu realizzata la nicchia dove è posta l'Addolorata. La terza cappella ha l'altare ornato da antiche maioliche ed è dedicata a S. Agostino e S. Monica. A destra di chi entra nella Chiesa di Sant'Agostino, la cappella di S. Pietro e S. Carlo Borrromeo dove trovasi la cappella dedicata a S. Filippo Neri con, sotto l'altare, il presepe, ed è ornata anche da due quadri e dalla lapide del quinto centenario. Segue la Cappella Melloni, ricca di stucchi, con due affreschi murali; sull'altare è posto il tabernacolo. L'ultima cappella ha due nicchie: nella centrale, sopra l'altare, vi è S. Rita, in quella laterale S .Teresa, oltre alla tela raffigurante S. Apollonia e S. Agata.
Il convento annesso alla chiesa ospitò dal XV secolo, fino alla fine del 1700, ben tre ordini religiosi: gli Agostiniani (dal 1556 agli ultimi anni de 1700), i religiosi del Preziosissimo Sangue, chiamati anche Bufalini dal nome del fondatore S. Gaspare del Bufalo (dal 1859 al 1879), ed in ultimo i Cappuccini, dal 1890 al 1894, quando una prima comunità di frati giunse a Veroli, dove attese la costruzione del nuovo convento presso la Fontana del Lago. Negli anni '70 fu confiscato dallo Stato Italiano e divenne stabilimento tipografico.